Sindrome di Tietze: Come Curarla con la Magnetoterapia

La sindrome di Tietze è una condizione particolarmente rara che, proprio per tale specificità, può risultare difficile da individuare.

Senza una diagnosi differenziale, viene spesso confusa con altre patologie di ordine cardiaco o polmonare, che presentano sintomi simili.

Sebbene ad oggi non vi siano ancora tutte le informazioni necessarie per definire le cause della sindrome di Tietze, molto è stato fatto in termini di cure e terapie possibili e, fra queste, spiccano i trattamenti con la magnetoterapia.

In questo approfondimento parleremo di tutto ciò che ruota attorno a tale patologia, dai sintomi alle cure naturali e non, con in più un focus dettagliato circa l’impiego di un trattamento di magnetoterapia per la sindrome di Tietze quale cura performante e non invasiva.

Sindrome di Tietze: sintomi principali ed epidemiologia

Questa patologia di tipo infiammatorio interessa quasi sempre una singola articolazione, generalmente le costole superiori, ovvero la terza e la quarta costola di uno dei lati della cassa toracica.

Fra i sintomi della sindrome di Tietze più comuni abbiamo sia il dolore in aree specifiche, che il gonfiore e la rigidità associati. 

Più nel dettaglio, il dolore si presenta nella zona del petto, ma può irradiarsi anche alle spalle e alle braccia, soprattutto quando il soggetto effettua dei movimenti e/o è sottoposto ad una pressione sulla zona interessata.

Il gonfiore, invece, è evidente nella zona delle cartilagini costali, palpabile, e può essere presente sia in forma molle, che più dura al tatto.

Infine, un altro sintomo è la rigidità, che interessa l’intera area toracica e può essere più intensa soprattutto al risveglio del paziente.

Chi è colpito dalla Sindrome di Tietze

Anche l’epidemiologia della Sindrome di Tietze è ancora poco nota. 

In genere, può colpire qualunque tipo di soggetto e a qualunque età, anche se si nota una lieve ma maggiore incidenza nelle persone di età compresa fra i 20 e i 40 anni. 

Come viene diagnosticata

Per effettuare una diagnosi puntuale, si fa chiaramente riferimento ai sintomi della Sindrome di Tietze, ovvero alla loro presenza di uno o più di questi disturbi assieme. 

Di fatto, oltre all’esame clinico, è molto importante effettuare degli esami diagnostici specifici, che aiuteranno il medico ad effettuare una definitiva diagnosi differenziale.

Oltre ai classici esami del sangue, solitamente, gli esami diagnostici da effettuare sono: 

  • Scintigrafia ossea: indicata per evidenziare problematiche ossee
  • Risonanza magnetica o tomografia computerizzata: utili per valutare lo stato dei tessuti molli e delle ossa
  • Radiografia toracica: grazie a questo esame, vengono esclusi problemi come le fratture costali e le patologie legate ai polmoni (come ad esempio la pleurite)
  • Ecografia: mira ad evidenziare lo stato dell’infiammazione o il gonfiore presente nei tessuti molli

Naturalmente, sarà il medico curante a valutare se e quali esami è meglio sottoporsi, in base al caso specifico.

Perché parliamo di diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale è uno step decisivo per individuare la sindrome di Tietze e fornire una terapia adeguata.

È importante soprattutto perché questa patologia viene spesso confusa con altre malattie, come ad esempio la costocondrite, dalla quale si differenzia per l’assenza – solitamente visibile – del gonfiore costale.

Cause e fattori di rischio della malattia

Come si è precisato in apertura, le cause della sindrome di Tietze non sono del tutto note.

Di certo, si fa sempre più spazio che la causa principale – o almeno una di queste – sia un trauma, così come riporta anche uno studio del 2023, pubblicato su PubMed e realizzato dall’Istituto per la salute e la sicurezza sul lavoro e il Dipartimento di Reumatologia di Tunisi, in collaborazione con il Dipartimento di Medicina del Lavoro e il Dipartimento di Radiologia di Sfax. 

Tale studio evidenzia la presenza della Sindrome di Tietze post traumatica in un uomo di 35 anni, a seguito di un incidente sul lavoro.

Oltre a traumi e micro traumi, altri fattori di rischio e  cause della Sindrome di Tietze potrebbero essere i seguenti:

  • Processi infiammatori: provocati da infezioni o da patologie autoimmuni, che andrebbero a aumentare il rischio di predisposizione alla sindrome
  • Stress meccanico: talune sollecitazioni eccessive della zona toracica o anche i movimenti ripetitivi, causati da alcune tipologie di lavoro e/o abitudini, potrebbero provocare l’infiammazione costale
  • Predisposizione genetica: è un fattore di rischio non conclamato, ma non di rado è stata verificata la presenza della sindrome di Tietze in più soggetti appartenenti alla stessa famiglia

Cure tradizionali e cure naturali per la sindrome di Tietze

In merito alle cure per la Sindrome di Tietze, vanno contemplate terapie sia tradizionali, che naturali, a seconda del singolo caso e della gravità dell’infiammazione.

Di certo, parliamo di trattamenti di natura conservativa, che puntano ad alleviare i sintomi e che, in gran parte dei casi, hanno risultati ottimali in un periodo di tempo medio-lungo.

Cure tradizionali 

Fra le cure tradizionali, ovvero le cure per la sindrome di Tietze che includono farmaci e/o terapie specifiche abbiamo:

  • Assunzione di FANS (antinfiammatori non steroidei) per la riduzione del dolore e dell’infiammazione
  • Applicazioni di ghiaccio o di capsule calde sulle zone interessate, per ridurre il dolore e il gonfiore. In alcuni casi, i medici possono consigliare un’alternanza di caldo/freddo sulla zona
  • Iniezioni di cortisone o addirittura di lidocaina per i casi più gravi, così da sfiammare la zona interessata in maniera più aggressiva
  • Esercizi fisici specifici per rafforzare la parete toracica 

Cure naturali

In merito alle cure naturali per la sindrome di Tietze abbiamo:

  • Riposo forzato del soggetto e, chiaramente, un cambio delle abitudini critiche che hanno sviluppato l’infiammazione (quando e se possibile)
  • Integratori come curcuma e zenzero (ed altri) per ridurre l’infiammazione in maniera naturale
  • Cambio di alimentazione, abbracciando una dieta di tipo antinfiammatorio 
  • Esercizi di respirazione e rilassamento, ideali per riacquistare una buona mobilità toracica
  • Trattamento con la magnetoterapia per ridurre il dolore e l’infiammazione stessa in maniera non invasiva, ovvero senza dover assumere farmaci “importanti” e che non tutti i soggetti riescono a tollerare bene

Anche qui, è molto importante ricordare che il tipo di terapia per la sindrome di Tietze da scegliere è a sola decisione e discrezione del medico curante che, in base all’anamnesi del paziente, potrà fornire il giusto protocollo da seguire.

Trattamento di magnetoterapia: perché è la scelta ideale

Il trattamento di magnetoterapia per la Sindrome di Tietze si rivela una scelta ideale quanto innovativa, per molteplici fattori.

Come sicuramente sai, la magnetoterapia sfrutta i campi magnetici a bassa frequenza per curare moltissime patologie e lo fa in maniera non invasiva, senza dolore e senza assumere nulla: un vantaggio non da poco.

È poi una terapia per la Sindrome di Tietze che può essere eseguita comodamente a casa, utilizzando un dispositivo portatile: basta settare i parametri adatti al proprio caso e applicarla alla zona interessata: tutto qui.

Inoltre, la magnetoterapia non ha alcun effetto collaterale e può essere usata senza problemi dalla maggior parte dei soggetti, ad eccezione solo dei portatori di pacemaker, i soggetti oncologici e le donne in gravidanza. 

Nello specifico, per la sindrome di Tietze un trattamento di magnetoterapia è utile per:

  • Ridurre l’infiammazione: attraverso il miglioramento del microcircolo, favorisce un maggior apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti infiammati, facilitando l’eliminazione sia delle tossine, che dei metaboliti. Inoltre, l’azione dei magneti modula la produzione di citochine infiammatorie (come IL-1 e TNF-α), aumentando la sintesi delle sostanze antinfiammatorie
  • Ridurre il dolore: i campi magnetici vanno a regolare l’attività elettrica delle cellule nervose, riducendo la sensazione del dolore stesso. Ciò è possibile anche grazie al rilascio delle endorfine, ovvero quei neurotrasmettitori che fungono da analgesici naturali
  • Riduzione della rigidità muscolare: l’azione dei magneti contribuisce a mantenere una buona elasticità tissutale, grazie al rilassamento delle fibre muscolari e al miglioramento del microcircolo venoso. Chiaramente, anche il rilascio aumentato delle endorfine favorisce un effetto antinfiammatorio e analgesico importante, che aiuta il soggetto a sentirsi meno teso a livello muscolare

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